L’ALSIA ( il bucato)
Un tempo le famiglie erano numerose, tante erano le cose da lavare : almeno un volta al mese occorreva fare “ l’alsia “ , il bucato.
Era un compito affidato alle donne in compagnia dei bambini che dovevano essere ben sorvegliati in quanto c’era un pericolo costituito dall’acqua bollente. In estate ci si metteva all’ombra di una grande pianta o di un ombreggiante cespuglio di nocciole al limite dell’aia.
Appesa ad un trespolo si appendeva la caldaia “ a caodera “ e sotto, un fuoco sempre ben riattizzato, portava l’acqua in ebollizione.
Vicino alla caldaia c’era un supporto a tre o quattro piedi “ a crava “sul quale era posto un mastello “ o sebbi “; nei tempi antichi, di legno e successivamente in lamiera zincata: dentro di esso venivano posto, fino ad alcuni centimetri dal bordo tutto ciò che doveva essere lavato.
Il tutto veniva coperto da un panno che superava il bordo della circonferenza del mastello e scendeva sui lati. Sul panno si stendeva uno strato di cenere.
Quando l’acqua nella caldaia aveva raggiunto il punto di ebollizione veniva versata tramite un pitale “ er vas da neucc” sulla cenere e attraversando tutto il contenuto del mastello usciva da un foro posto nella parte inferiore e veniva raccolta in una pentola
“ a bronsa” o in un secchio “ o sigilèn” per essere nuovamente scaldata e riversata per alcune volte sulla cenere e riprendere il ciclo.
All’uscita del mastello, il liquido “ l’alsiass” era viscido ed aveva un colore paglierino : non occorrevano deodoranti: ottimo era il profumo di freschezza emanato dai capi lavati.
Tolta la cenere ed il panno che la sosteneva, i capi venivano sciacquati ; quelli
voluminosi tipo le lenzuola venivano presi a due estremità da due persone e arrotolate per essere strizzati e successivamente appesi su di una corda tesa fra due piante o pali e sollevata da alcuni sostegni “ er bropi” per essere asciugate al sole. Affinchè i capi stesi non cadessero magari mossi dal vento, erano assicurati alla corda da pinzette di legno i “ ciapanas” Accanto al mastello con la cenere c’era un altro mastello : su di esso, trasversalmente ed inclinato c’era un asse di legno ben liscio *: “ l’as da lavè” : su di esso venivano appoggiati, strizzati i piccoli capi d’abbigliamento, quelli che solitamente venivano lavati col sapone , con la soda, o si effettuava un prelavaggio dei capi più sporchi.
Una parte del liquido che era passato attraverso la cenere, veniva conservato per
altri lavaggi ed era ottimo per il lavaggio dei capelli che risultavano morbidissimi.
In inverno l’alsia si faceva nella stalla, l’acqua era scaldata nella caldaia appesa nel caminetto ed i panni venivano appesi per l’asciugatura, nella spaziosa cucina.
La cenere veniva sparsa nell’orto : ottimo concime , altro che rifiuto speciale !!!
*Nella lingua piemontese c’è un detto, in riferimento
all’asse per il bucato:
“ Seuria come n’as da lavè “, riferito ad una donna scarsissima di seno.
Enrico Sappa
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